"Gli indiani dicono che esistono quattro livelli di amore.
Il primo livello è l'amore per il prossimo. Il secondo livello è l'amore per una persona in particolare.
Il terzo è l'amore per questa persona, ma così intenso da volerlo tutto per sè per sempre.
Il quarto livello è riuscire ad amare una persona così tanto da desiderare solo il suo bene, la sua felicità al di là del ruolo che avremo nella sua vita."
Ho iniziato questa recensione del film Io rimango qui, citando quelli che sono i punti cardine, o forse sarebbe meglio dire, il filo conduttore di questa storia.
Steffi è una ragazza di sedici anni, con una vita perfetta. Un fdanzato che ama, una famiglia... amorevole e un futuro radioso. Ma all'improvviso scopre di essere una malata terminale di cancro e la sua vita cambia. Quello che prima era dato per scontato, come il viaggio di classe per Parigi, diventa invece un limite che non puà essere superato.
Saranno i genitori a impedirglielo, ma come tutte le teenager, Streffi è più dura e caparbia di loro e quando sembra rassegnata a non partire ecco che incontra il giovane Steve, pilota di moto che la aiuterà in questa sua piccola fuga.
Io rimango qui appartiene a quel filone di film emozionali e motivazionali che non solo ci fanno venire giù la lacrimuccia, ma ci regalano sempre una morale intensa.
Perché in fondo al cinema è sempre piaciuto raccontare storie del genere, e agli spettatori è sempre andato a genio restare incollati davanti allo schermo ed emozionarsi per un amore giovanile e tormentato.
Dunque, se di solito eravamo abituati a conoscere attraverso questo tipo di film, il nome e la manifestazione di alcune malattie, sappiate che in Io Rimango qui (ve lo assicuro), la malattia terminale di Steffi è solo accennata.
E, per fortuna, ci viene risparmiato il momento in cui lei morirà.
Il bello di questo film, non è scoprire come finirà, ma quello che accade durante la visione.
La storia narrata, tra l'altro ispirata a una storia vera, racconta di come per il bene di qualcuno (mi riferisco a quello dei gentori nei confronti di Steffi), si possa cambiare. Da genitori apprensivi a genitori comprensivi. Da ragazza che segue le regole, sto parlando della protagonista (e non è detto che siano giuste), a ragazza che le infrange (e magari non sono poi così sbagliate). Da amori che si credevano eterni, diventati invece di passaggio e da amicizie improvvisate e non durature a qualcosa di profondo e indissolubule.
Se al principio, avevo trovato il racconto un pò lento, forse anche forzato e persino troppo "normal", mi sono ricreduta nell'esatto istante in cui Steffi prende in mano la sua vita (com'è giusto che faccia una persona che sa di dover morire) e inizia davvero a viverla
Dissobidirà ai gentitori.
Fuggirà con un ragazzo che non ha l'animo bad, ma proviene da una situazione familiare che più bad non si può.
Si farà un tatuaggio (non che ci sia qualcosa di male, ma il modo in cui avverà la fa apparire come la ragazza che si ribella alle regole imposte dalla sua famiglia)
Ruberà
Mentirà
E, forse, finalmente, dopo sedici anni riuscirà ad avere un vero dialogo con sua madre davanti a delle bottigliette di liquiori del frigo bar.
Insomma... Come dice la stessa protagonista del film "Il punto non è quanto duri la vita, ma quanto sia bella. Se ti è concesso di vivere la tua vita, devi amarla e non da domani o tra un mese, ma senza riserve e subito, perché può finire all'improvviso."
In definitiva, mi è piaciuto.
L'ho trovato un film leggero, nonostante il filone a cui appartiene, per nulla pesante, a tratti anche comico (un'eccezione, dato che di rado possiamo farci delle risate con questo genere di film) e con un profondo messaggio.
"Come ogni grande storia, ciò che conta è il viaggio, ciò che facciamo ogni giorno, perché a volte il viaggio è così bello che dimentichi dove stai andando."
Il film sarà disponibile nelle sale dal 20 maggio.
Ringrazio Notorious Pictures per avermi dato l'opportunità di vedere in anteprima il film e parlarvene.
Un abbraccio.
Ella.
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